Pedofilia cattolica: perdonarsi non basta più

by Salvatore Lucignano

Qualche anno fa cominciai ad osservare i riti con cui la Chiesa Cattolica chiedeva perdono per la pedofilia praticata da moltissimi esponenti del clero.

Pian piano gli scandali cominciarono a travolgere personaggi sempre più in vista nella gerarchia e i numeri di un fenomeno che per molto tempo era stato sommerso, taciuto dall’omertà tipica dei ministri cattolici, iniziarono ad esplodere, in tutta la loro drammaticità.

In queste ore abbiamo assistito ad una pubblica preghiera, con cui il Papa Francesco ha voluto fare “mea culpa” per gli insabbiamenti, le sottovalutazioni, le coperture dei pedofili interni alla Chiesa, chiedendo perdono a Dio e alle vittime degli abusi. La vicenda è stata molto seguita dai media, che hanno dato conto delle affermazioni di uno dei più stretti collaboratori del Papa, il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco-Frisinga e capo della Chiesa tedesca. Marx ha parlato di un’azione di insabbiamento e depistaggio sistematica, compiuta dalle alte gerarchie ecclesiastiche, con parole che hanno fatto il giro del mondo e sono state riprese, con grande enfasi.

Uno stralcio in particolare merita grande attenzione: “I dossier che avrebbero potuto documentare i terribili atti e indicare il nome dei responsabili sono stati distrutti o nemmeno creati. Invece dei colpevoli, a essere riprese sono state le vittime ed è stato imposto loro il silenzio.”

Il cardinale tedesco non ha dunque puntato il dito contro le coscienze, ma ha svelato al pubblico un sistema di connivenze, che ha messo la Chiesa Cattolica sul banco degli imputati.

La condanna dell’omertà interna alla curia fonda su ragionamenti e valori umanistici, profondamente distanti dall’ideologia che ha colpevolizzato le vittime e protetto i colpevoli. Marx ha cercato di illustrare la mostruosità dei comportamenti corporativi e conniventi, che mediante la difesa del prestigio e del decoro delle istituzioni ecclesiastiche hanno finito per creare la cappa di silenzio funzionale all’impunità dei criminali. Si è trattato indubbiamente di una denuncia coraggiosa e non si può negare che Papa Francesco abbia guidato dei passi in avanti che i suoi predecessori, in tema di pedofilia, non avevano compiuto, ma tutto questo non basta più.

Da troppi anni la Chiesa fa “mea culpa”, più o meno teatrali, ma non interviene sulle cause di un ambiente malato, in cui l’omosessualità repressa è travestita da omofobia, la pedofilia è sistematicamente coperta, la sessualità è drammaticamente repressa.

E’ impensabile che i fenomeni di abusi, così estesi e ormai notori all’interno del clero cattolico, non siano da legare al rapporto insano ed osceno tra individuo e sesso. La perversione che diventa compagna di vita di molti ministri del Dio cattolico prospera in un ambiente in cui le donne sono ancora seducenti ancelle del demonio, gli impulsi e gli appetiti sessuali sono visti come un peccato, la menzogna e la frustrazione dei propri istinti è la regola di vita di molti.

I mea culpa rischiano di diventare un rituale povero di significato, se la Chiesa Cattolica non si deciderà ad affrontare i nodi che provocano la segregazione dei suoi sacerdoti. La secolarizzazione del clero non può più essere impedita, né contrastata. La castità non può più essere imposta, come un elemento che avvicini l’uomo a Dio. Il sesso tra adulti, la procreazione, non possono più essere sottratti all’azione di un sacerdote di Dio. Sono questi i veri punti su cui Papa Francesco deve agire.

Occorre aprire la Chiesa cattolica alle donne, alla famiglia, alla sessualità. E’semplicemente demoniaco credere ancora che il sesso allontani l’uomo da Dio. Al contrario, il sesso è uno degli elementi che esalta l’uomo, generando una parte di mondo interiore, ideale, culturale, sociale, che nobilita ed innalza l’essere umano.

Un essere umano costretto da un retaggio medievale a privarsi della sua sessualità, anche laddove accetti tale vincolo, seppure mediante la costrizione di un ambiente che non lascia davvero libera scelta al sacerdote, è un essere monco, malato, insano.

E’ questa la verità che il Dio cattolico pretende dalla sua Chiesa. Fino a quando non si porterà la Chiesa nel mondo degli uomini, fino a quando le donne non verranno riabilitate e parificate, ed il sesso non verrà vissuto come uno dei doni di Dio, ogni “mea culpa” sarà insufficiente a generare una vera conversione dei ministri cattolici.

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