La prostituzione in Italia: legale ma senza regole

by Pio Canu

L’assurda situazione dove l’ipocrisia conta più delle regole

È di poche settimane fa la notizia che riguarda una proposta giunta nel Consiglio Regionale del Veneto che ha riacceso una vecchia questione irrisolta. Regolamentare la prostituzione con l’istituzione di un apposito Albo professionale”. Il progetto di legge arrivato in consiglio regionale mira a regolamentare la prostituzione consentendo alle operatrici/operatori del sesso di esercitare l’antica professione anche in forme associate, senza turbare l’ordine pubblico, senza alcuna possibilità di esercitare in luoghi pubblici e con l’obbligo di versare oneri per sanità, previdenza, fisco con particolare attenzione alla tutela della privacy dei clienti.

I “sex workers” sono anche obbligati ai fini dell’esercizio a presentare idoneo certificato sanitario con cadenze precise. Perché nel progetto si parla di esercizio come fosse una qualsiasi attività? Come funziona realmente la prostituzione in Italia da un punto di vista legale?

La prostituzione è reato oppure si tratta di un’attività legale? Domandona.

Sfatiamo alcune leggende metropolitane

Con la legge Merlin si decretò la chiusura delle “Case chiuse” e da allora sono molte le proposte di legge volte a regolamentare la prostituzione, presentate da tutti gli schieramenti politici. Il problema della mancata regolamentazione ad oggi è imputabile alla sola “ipocrisia”, che si scatena quando nel nostro paese vengono affrontati determinati temi, in generale quando la realtà si scontra con il moralismo becero. Sulla prostituzione le idee bigotte si sprecano e si preferisce ignorare del tutto la realtà. La realtà ci consegna una pratica largamente diffusa, senza controllo e regole. Rispondendo alla “domandona” di prima è necessario chiarire, che per la legge italiana la prostituzione è un’attività legale a differenza della prostituzione minorile che in ogni caso è sempre illegale. In molti sono a pensare erroneamente che la prostituzione in Italia sia illegale.

Non esiste alcuna legge dove viene reputato illegale esercitare l’attività di prostituzione, eccetto che nei casi di:

  • sfruttamento della prostituzione minorile, che secondo quanto disposto dall’ 600 bis del codice penaleè punita con la reclusione da sei a dodici anni e con la multa da euro 15.000 a euro 150.000.
  • sfruttamento della prostituzione, disciplinato dalla legge Merlin n. 75 del 1958 stabilisce che è illegale approfittare dei proventi ottenuti dall’attività di prostituzione di terzi.
  • induzione e favoreggiamento, con la sentenza n. 8345 del 2000, la Cassazione ha stabilito che si commette reato in caso di “oggettivo aiuto all’esercizio del meretricio in quanto tale”, anche quindi qualora si metta in contatto un cliente con la prostituta.
  • La prostituzione è reato quando il cliente e la prostituta compiono atti osceni in luoghi pubblici se in presenza di minorenni. No al reato indifferenziato in caso di atti osceni in luoghi pubblici, a seguito della depenalizzazione stabilita dal D.lgs. n. 7/2016 e n. 8/2016. La prostituta vestita in modo succinto in luoghi esposti alla visione di minorenni può essere punita con sanzione amministrativa tra i 5.000 e i 10.000 euro. In più è sempre bene ricordare che a seguito dell’entrata in vigore della Legge Merlin la prostituzione è reato qualora sia esercitata in case d’appuntamento, alberghi, locali o luoghi esplicitamente adibiti all’esercizio dell’attività.

La prostituzione, come richiesto dalla stessa Cassazione, con le sentenze n. 7076/2012 e 33160/2013, necessita di una disciplina legislativa organica in grado di regolamentarne l’esercizio, anche a fini fiscali. Per la Cassazione infatti la prostituzione, dal punto di vista fiscale, è assimilabile al lavoro autonomo se viene svolta in forma abituale, mentre rientra nella categoria dei “redditi diversi” se viene svolta, sempre autonomamente, ma in forma occasionale. Sempre la Cassazione nel 2016 ha stabilito che chi opera nel settore “escorting” deve emettere regolare fattura e pagare le tasse. Sulla partita IVA non si discute anche se per il diritto civile il contratto tra cliente e sex worker è nullo.

In Italia vige il  modello abolizionista, che consiste in un sistema dove la prostituzione è legale ma non regolamentata e dove vengono punite solo alcune condotte collaterali come abbiamo visto in precedenza. In pratica con questo sistema lo Stato si chiama fuori da qualsiasi responsabilità, facendo sostanzialmente le parti del caos, cercando di scoraggiare questa pratica attraverso la punizione di tutte le attività collaterali e la mancata regolamentazione.

I risultati di questa strategia sono sotto gli occhi di tutti noi. Arrivati a questo punto potremmo e dovremmo porci qualche domanda in più.

Potremmo considerare “prostituzione” il matrimonio per interesse? Belle e belli nel fiore dell’età che decidono di legarsi ad una signora/signore con età avanzata ma portafogli pieno? Sesso in cambio di favori oppure per fare carriera? Quotidianamente la bellezza viene utilizzata come arma in più. Come mezzo per ottenere. Quante volte ci è capitato di invidiare il Cavaliere? Quante volte abbiamo giudicato con ammirazione vecchietti e signore, non più nel fiore della giovinezza che ancora se la spassavano con donne o uomini avvenenti? Quante volte abbiamo usato il modo di dire “quello/a ha capito tutto della vita? Tra tutti questi esempi c’è una costante che non cambia mai: i Soldi.

In fondo se hai soldi è matematico che non resterai solo. Troverai sempre qualcuno o qualcuna che ti fa compagnia, in tutta sicurezza e senza imprevisti o danni particolari (il danno economico è sempre presente). Forse potremmo quasi affermare che regolamentare la prostituzione è una manovra del popolo. A tutti sarebbe consentito soddisfare le proprie voglie in tutta sicurezza senza differenze sociali, tutti uguali dinanzi al sesso. Esiste ed esisterà sempre la prostituzione. Possiamo fare finta di niente e lasciarla nell’ombra? Una cosa è sicura, in ogni caso la questione deve essere affrontata. O la rendiamo del tutto illegale oppure la regolamentiamo.

L’attuale situazione italiana dove la prostituzione è legale ma non regolamentata è del tutto assurda. Uno Stato di diritto ha il compito di affrontare la realtà attraverso delle regole e senza alcuna ipocrisia. Secondo il Codacons in Italia sono circa 90 mila le persone che si prostituiscono per le strade ed  hanno generato un fatturato di 3,9 miliardi di euro, solo nel 2017. I dati non sono certo facili da reperire e sono estremamente indicativi, ma ci rendono un quadro dell’attuale situazione.

Vediamo ora come funziona la prostituzione maschile e femminile in Europa. Nella gran parte dei Paesi europei vige il modello abolizionista dove la prostituzione è legale ma non regolamentata (è il caso dell’Italia o della Francia).

Tre i paesi dove vige il proibizionismo: Norvegia, Islanda e Svezia dove la prostituzione è totalmente Illegale.

Infine abbiamo i paesi dove la prostituzione è regolamentata per legge è il caso di Germania, Olanda, Svizzera, Austria, Grecia, Ungheria e Lettonia.

Ognuno di questi paesi ha scelto la propria formula, dai bordelli statalizzati alla creazione di quartieri a luci rosse, fino alla concessione di specifiche licenze. La regolamentazione prevede il pagamento delle tasse, le tutele dei sex workers e dei clienti, la previdenza sociale, un sistema pensionistico, insomma tutto ciò che è previsto per un normale lavoro. In Danimarca ed in Finlandia chi esercita la prostituzione è titolare di redditi assoggettati ad imposta. In Finlandia inoltre le autorità municipali hanno poteri di regolamentazione del fenomeno ed Helsinki, sin dal 1999, lo ha fatto limitando la prostituzione di strada. Nella Repubblica Ceca è stato introdotto un peculiare regime fiscale per le prostitute, soggette quindi al pagamento delle imposte.

Il caso tedesco è forse quello che maggiormente andrebbe studiato. In Germania la prostituzione è regolamentata dal 2002. Il ragionamento tedesco si basa sul fatto che uno Stato libero e governato da leggi ha il dovere di regolamentare e di controllare le condizioni in cui viene praticato “il lavoro più antico del mondo”, seguendo i principi dello Stato di Diritto.

Il pensiero tedesco si basa fondamentalmente sulle seguenti priorità: Sicurezza, tasse, salute, controllo e contrasto alla criminalità. L’esatto contrario del modello dove la prostituzione è legale ma non regolamentata, che risulta infatti, il peggiore possibile sotto tutti i punti di vista.

Altro caso da studiare è quello che riguarda la figura dell’assistente sessuale per disabili. La figura professionale denominata “love giver” è prevista da un disegno di legge depositato e giacente in Senato da aprile 2014.  Ha il compito di assistere il disabile nei suoi bisogni “naturali” a cui nessuno dovrebbe essere estraneo.

Si tratta di una figura che svolge un ruolo senza ipocrisia ma con l’unico scopo di donare a chi ha difficoltà, una vita “normale”. Insomma la questione va affrontata senza ipocrisia e con la voglia di capire realmente una sfera della vita complessa ed importante come quella del sesso. Siamo liberi di pensare e giudicare come meglio crediamo ma non possiamo far finta di nulla perché al mondo ci saranno sempre persone disposte a vendere sesso e clienti pronti a pagare per ottenerlo.

Altra questione che nasce dallo studio del fenomeno in Europa è la necessità di avere un modello uniforme per tutti gli Stati membri. Chiamarci Europa e poi consentire a ciascun Stato di fare un po’ come gli pare non mi sembra sia una gran cosa. Ma questa è ben altra questione. Tutti gli Stati membri dovrebbero uniformarsi nel trattare determinate questioni, non solo su un tema come la prostituzione ma su temi ben più urgenti come Fisco, Istruzione, Sanità e Difesa. C’è ancora tanto da fare e ancora tante risposte da dare. Nel frattempo vi lascio con una semplice domanda: uno Stato di diritto ha il dovere di affrontare la realtà con regole chiare, prevedendo diritti e doveri?

A voi la risposta.

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